Pensieri e Parole, Pillole di vita

La farfalla sullo specchio

La ragione del mio sorriso, il motivo delle mie preoccupazioni.
Quel sorriso sdentato di chi ne ha viste tante,
troppe per una vita sola.
Le risate, le battute, i bronci.
E poi quel sorriso ha detto basta.
E quella farfalla, che danza sullo specchio a tempo di musica,
e quella sinfonia, oggi come ieri,
mi faranno pensare a te.

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Pensieri e Parole, Pillole di vita

Battuta d’arresto

Sparire per un po’.
Godere del bello e poi subire il brutto, gioire delle idee e del tempo dedicato alla loro realizzazione e poi affrontare i brutti pensieri senza mai superarli del tutto.
Arrivare così vicino all’inizio della felicità per poi lasciarsi frenare dagli eventi della vita.
Eventi che non si possono controllare, ma dalla quale si può sempre imparare.
Nella vita si sbaglia”, è questo quello che mi ha detto mia nonna quando, raccontandomi una delle sue storie, ha confuso un nome con un altro.
La leggerezza e la naturalezza con il quale ha pronunciato questa frase, mi hanno fatta riflettere. Non si è vergognata di aver sbagliato, non ha chiesto scusa, mi ha semplicemente guardata e, facendo spallucce, mi ha regalato questa perla di saggezza come se nulla fosse.
Non è mai troppo tardi per capire che nella vita è del tutto normale che si commettano degli errori. É un concetto semplice questo, ma che a volte si tende a dimenticare fino a quando qualcuno non ti fa notare che è la vita… è normale.
É del tutto normale che la strada sia accidentata , che accadano cose brutte, basta ricordare che dopo ogni sofferenza, dopo ogni lacrima, c’è di nuovo la vita.

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Pensieri e Parole

Pace all’improvviso

Ci sono quei giorni da “mannaggialamiseria”.
Ogni cosa, dal tempo uggioso a una battuta di troppo, dal caffè troppo amaro al “cosa mangiamo stasera?”, mi fanno saltare i nervi.
Ecco… oggi è uno di quei giorni. Vorrei potermi chiudere nel mio spazio e urlare, prendere a pugni l’aria, dare calci al vuoto senza che qualcuno mi interrompesse.
La cosa peggiore però non è stare così, ma trattare male gli altri come conseguenza di questo malessere. Giuro che non vorrei farlo, ma è più forte di me.
E poi, pace all’improvviso.
È bastato sentire la sua voce, la sua risata e sono come rinata.
Il bene che le voglio è inimmaginabile!
Solo lei è riuscita lì dove oggi tutti hanno fallito.
Bella la mia nonna!

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Pillole di vita

Cappuccetto Rosso is Back!

“Vieni, Cappuccetto Rosso, eccoti un pezzo di focaccia e una bottiglia di vino, portali alla nonna; è debole e malata e si ristorerà.”

Come Cappuccetto Rosso anche io vado a trovare la nonna debole e malata, ma il mio cestino non è un cestino, è una valigia piena di vestiti.

Mentre sono in viaggio penso alle mille storie raccontate, reali o immaginarie, alle storielle di paese, al mio racconto preferito: il primo incontro fra mio padre e mia madre nel piccolo paese dove sono diretta, Sant’Angelo Muxaro. Un paese sul cucuzzolo della montagna, di quasi 1000 abitanti in cui la vita sembra essersi fermata.
Un paese in cui tutti sanno tutto di tutti, i bambini giocano a pallone in piazza, gli adulti parlano e scherzano al bar e la chiesa organizza mangiate di minestra calda per la festa di San Giuseppe (19 marzo 2015. Appuntamento alle 11:30 nella piazzetta della chiesa. Vado a prendere un po’ di minestra per la nonna e me ne offrono un po’. E no… io proprio non ce l’ho fatta a pranzare a quell’ora. Eheheh!)

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Andare da lei è sempre stato sinonimo di vacanza.
Ma purtroppo questa non lo è.
Quella strada lastricata di bei ricordi di estati passate, ora mi fa battere il cuore per un motivo completamente diverso.
Sono davanti alla porta.
La intravedo, ma non riesco ad entrare. Quella persona stesa a letto non è mia nonna.
Non la riconosco.
È così diversa dalla nonna che ricordo, sempre piena di dolori ma comunque attiva.
Mi sento male, ma non voglio farglielo vedere.
Mi asciugo le lacrime e mi siedo affianco a lei.
Le prendo la mano.
Lei alza gli occhi.
Mi riconosce.
Ed è in quello sguardo che la ritrovo.
Mi rendo conto che è il momento di ricambiare.
Lei si è sempre presa cura di me, mi ha insegnato a parlare, mi ha dato da mangiare, si è svegliata nel cuore della notte quando mi sentiva piangere.
I giorni passano e nulla è facile, ma va bene così. Fortunatamente non sono sola: i miei genitori, i miei zii, mio fratello, la “famigghia”, siamo tutti lì a darci una mano.
La tensione si alleggerisce e la nonna, vedendoci tutti lì, inizia a riprendersi.
E quando una mattina alla domanda “Cos’hai nonna? Perché ti lamenti?”, lei mi risponde cantando “Tu ti lamenti ma che ti lamenti, pigghia nu bastoni e tira fora li denti”, capisco che “Malarazza” di Modugno diventerà la nostra colonna sonora.
Ridiamo.
E lo so, non è bello ridere del dolore, ma un po’ d’ironia ci vuole.
Sentirla ridere, vederla arrabbiarsi, dire le stesse frasi nello stesso momento è ciò che mi fa stare bene.
Passano 32 giorni ed io non ho ancora avuto un momento per me così, quasi sotto costrizione dei miei zii, esco per la prima volta.
Salgo in macchina ed eccoli lì i miei cd.
Li stringo fra le mani.
Sfilo il cd dei Nonperdono dalla custodia (fidato compagno di viaggi lunghi o brevi).
Lo inserisco.
Quelle note, quelle prime note, sanno di casa, di spensieratezza, di amici.
Ho una fitta allo stomaco.
Mi manca casa.
Realizzo che sono davvero tanto lontana dalla mia vita.
Nostalgia, ma anche libertà.
Finalmente un momento tutto mio.
Mi ritrovo così a sorridere e a piangere dietro le lenti azzurre dei miei occhiali da sole.
Poi la musica mi accompagna per tutta la giornata.
Al supermercato gli Extreme, passati in radio, con la loro “More than words” mi strappano un sorriso davanti al banco frigo e in macchina, sulla strada del ritorno c’è lei, la “cantantessa” (Carmen Consoli) che con le sue canzoni sembra quasi leggerti dentro.
Canto “Orfeo”e la voce si strozza.
Proprio non capisco cosa mi prenda.
È più forte di me.
Piango.
La musica come valvola di sfogo”. Quanto è vera questa frase.
Torno a casa completamente rigenerata, anche se ormai il tarlo della nostalgia si è fatto spazio. Ed ora è lì, un pensiero che mi accompagna fisso.
Ma poi, in fondo, i giorni sono volati ed ora sono qui nella mia camera a ripensare a tutto ciò che è successo e a ringraziare le persone che mi hanno tenuto compagnia.

Ora parlo direttamente a voi, amici.
Grazie per essermi stati vicini, per aver chiesto come andavano le cose, per aver domandato come stava la nonna pur non conoscendola e per aver chiesto come stavo io.
Ma soprattutto un grazie speciale va a te Pì, che sei stato presente ogni singolo giorno, che hai sentito tutte le miei paranoie, le mie paure. Grazie perché mi hai ascoltata e mi hai tirata su di morale. Grazie perché mi hai fatto ridere e hai alleggerito le mie giornate.
Ora sono contenta di essere tornata alla mia vita, ma il mio pensiero fisso continui ad essere tu nonna.
Purtroppo non sei potuta venire con noi, ma fra qualche mese tornerò da te e speriamo tu possa affrontare il viaggio.

Il “lupo cattivo” non ti avrà, ti porterò qui a casa con me. Tu aspettami!

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