Pensieri e Parole, Riflessioni su...

Quando un articolo ti smuove il cervello

Il tuo problema è che non finisci mai quello che inizi.”
Anni fa, la mia migliore amica, mi disse questa cosa in treno mentre tornavamo a casa.
Iniziammo, così, una di quelle conversazioni sul senso della vita, su cosa avremmo fatto, su quali fossero i nostri problemi. Lei se ne uscì così candidamente con questa frase che da allora è stampata nel mio cervello.
Credo che questa sia una delle migliori, nonché una delle più cattive, descrizioni che mi siano mai state fatte.
Da allora non ho smesso di pensarci. E non l’ho fatto perché, fondamentalmente, ha detto la verità.
Uno schiaffo in faccia, di quelli che pulsano ancora dopo tanti anni.
Ciò che rimprovero sempre a me stessa è che non sono ancora riuscita a trovare la mia strada e forse complice la noia, forse il brutto tempo, forse un articolo che ho letto, oggi è una di quelle giornate in cui penso a questa cosa.
L’articolo che ho letto tratta di una certa Emilie Wapnick che parla delle persone “multipotenziali”. La persona multipotenziale altro non è che quella persona che ha molti interessi e che non riesce a focalizzarsi su uno solo di essi. Ossessiva fino a quando non si annoia e successivamente passa ad altro.
Ora… io in questa descrizione mi ci sono ritrovata tantissimo e fidatevi quando vi dico che soffro tantissimo nel non trovare la mia strada, ma poi oggi ho pensato “sarà questo il motivo per la quale non la trovo? Semplicemente non ho un’unica vocazione?”
Da una parte la cosa mi ha alquanto rincuorato, ma dall’altra parte mi ha completamente messo in ansia, così ho deciso di parlarne con una persona per me molto importante che, altrettanto limpidamente, mi ha risposto “Stronzate!”
Non so se mi abbia scioccato più la sua risposta o il fatto che abbia “distrutto”, con una sola parola, un concetto nella quale mi ero ritrovata.
Non nascondo che ci sono rimasta talmente male che ho sentito la necessità di scrivere. Mettere nero su bianco le mie sensazioni e i miei pensieri per potermi sfogare.
Sulla strada per tornare a casa, ho pensato a ciò che avevo letto e a come mi fossi sentita, ho pensato a ciò che lui aveva detto e a come mi fossi sentita sicché ho fatto l’unica cosa che riesco sempre a fare: essere oggettiva.
Oggettivamente capisco la mia “liberazione” nel sentirmi finalmente parte di qualcosa e non sentirmi sola nella terra di mezzo, oggettivamente capisco anche la sua risposta perché tutti hanno diversi interessi, ma questo non preclude il fatto che fra tutti questi ce ne sia uno che ci faccia sentire meglio degli altri. In effetti non tutti possono interessare in egual misura, se così fosse l’interesse non sarebbe tale.
E poi, altrettanto oggettivamente, mi sono accorta che tutte le persone che parlano così, tutte le persone che dicono “non fossilizzarti sulla ricerca della tua strada, nel frattempo vivi” sono persone che la loro strada l’hanno trovata. Magicamene sono tutti life coach. Che poi, cosa vuol dire life coach? Con che titolo si ha la presunzione di dare consigli di vita ad altre persone? Non sarà che tutti questi consigli invece di farci scoprire noi stessi, ci omologano ad essere tutti la stessa persona?
“Pensa positivo”
“Fai solo quello che ti fa stare bene”
“Sii ciò che vuoi essere e non quello che vogliono gli altri”
Sono tutti consigli utilissimi, ma talmente generalisti che possono essere applicati ad ognuno di noi, ma noi siamo tutti diversi, e abbiamo tutti una diversa storia, e ciò che può andare bene per una persona, può non essere giusta per l’altra.
Ma non sarà una strada facile per smettere di cercare la propria strada?
Non so.
E qui torno a pensare: ma io cosa sono?
E sì… cosa, non chi. Io so chi sono, è “solo” la mia strada che sto cercando.
Mi piace ragionare, mi piace confrontarmi, mi piace sentire diversi punti di vista.
Mentre leggevo questo articolo, pensavo di aver finalmente trovato una risposta, ma lo scontro, subito dopo, mi ha portata a riflettere, ad analizzare, a non farmi bastare ciò che avevo letto perché dovevo prima elaborarlo.
Le cattiverie non sempre sono sbagliate, a volte sono giuste.
È quello schiaffo morale che ti accende il cervello e ti obbliga a pensare e a vedere in faccia il tuo vero io.
Io per esempio, da quella frase su quel treno tornando a casa, ho capito che la verità fa male, ma senza quella frase non avrei capito una parte di me ovvero “Si, lascio tutto a metà. Ora voglio capire il perché.”

 

Standard

9 risposte a "Quando un articolo ti smuove il cervello"

  1. E scusa se insisto…… ma perchè beata lei ? Non capisco. Ognuno è come decide di essere, te non vuoi essere la tua amica. Sei te. Ti fai delle domande. Le domande aiutano a crescere. Se te le stai ancora facendo e quella frase ti ha aiutato a fartele, accettala senza rimuginare. E’ la tua benedizione. Poi chi ha detto che meglio una cosa finita che cento ammezzate? La tua amica è gelosa ? Magari cento lei non riuscirebbe a farle….!!!!! Hai ragione, lo dici nel blog, non è mai troppo tardi.

    "Mi piace"

    • Beata lei perché, in passato, mi sarebbe piaciuto essere così decisa, ma ora nel presente, non ha più importanza.
      L’articolo che ha dato vita a questo post, mi ha ricordato quella giornata sul treno e quella conversazione in particolare.
      Le differenze fra quella ragazza in treno e quella che sta scrivendo in questo momento sono tante, e ora capisco che le esperienze che ho fatto (completate o no) mi hanno fatto diventare la persona che sono.
      La bellezza dei trent’anni è che, finalmente, ci si inizia a conoscere sul serio e i pensieri del passato rimangono solo pensieri del passato.
      Capire che non mai troppo tardi è una scoperta bellissima 🙂

      Piace a 1 persona

  2. Io sono talmente “multi” che il mio quadernino delle idee e progetti (mai conclusi) negli anni è diventato un raccoglitore ad anelli, enorme, gonfio. Se non ho finito quei progetti è perché evidentemente non era il momento e il luogo giusto, non c’erano al mio fianco le persone giuste, o forse semplicemente non ero io giusta per loro.
    Il bello di essere “multi” è che alla fine i progetti GIUSTI, per te, rimangono. E vanno avanti, spesso silenziosi. 😉

    Piace a 1 persona

Lascia un commento